L’importanza del ciclo di vita dei prodotti.

Da tanti anni ormai sentiamo parlare di “economia circolare” ma non è ancora tanto chiaro a cosa si riferisca questo termine. Facciamo subito un po’ di chiarezza!

Con il termine “economia circolare” si intende definire un’economia pensata per potersi generare automaticamente, quindi da sola. Ma come?

Più nel dettaglio, l’“economia circolare” è un modello di produzione che richiede condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo di materiali e prodotti già esistenti (nonché utilizzati) per far si che durino il più a lungo possibile ai fini di non generare rifiuti e riempire inesorabilmente le discariche.

la fasi dell'economia circolare

Nell’Unione Europea, ogni anno vengono usate 15 tonnellate di materiali da ogni cittadino. Quest’ultimo genera in media 4,5 tonnellate di rifiuti l’anno. Di tutti questi rifiuti, quasi la metà è smaltita dalle discariche.

L’economia circolare nasce proprio per questo, per contrastare questa produzione mostruosa di rifiuti con l’obbiettivo di estendere al massimo, il ciclo di vita di uno o più prodotti, riutilizzando i materiali in successivi cicli produttivi, contribuendo quindi a ridurre al minimo i rifiuti.

Anche la vita di un prodotto giunge alla fine e, arrivato a quel punto, ormai vecchio e obsoleto, non essendo più utile e funzionale, secondo i principi dell’economia circolare, i materiali di cui è composto non devono essere buttati ma, dove è possibile, devono essere reintrodotti nuovamente nel ciclo economico.

Ciò permetterà dunque di continuare a riutilizzare questi prodotti all’interno del ciclo produttivo, generando quindi ulteriore valore.

All’interno dell’economia circolare, i flussi di materiali vengono divisi in due:

  • Flussi di materiali biologici
  • Flussi di materiali tecnici

I flussi di materiali biologici sono quelli che sono in grado di rientrare nella biosfera, quelli tecnici invece, sono destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.

Purtroppo, i sani principi dell’economia circolare basati su riciclo e sul riutilizzo vanno in conflitto con i principi dell’attuale modello economico lineare.

Mentre il primo si basa su un riutilizzo e un riciclo dei prodotti, anche dopo essere giunto alla fine della sua funzione, il secondo segue un vecchissimo schema riguardante “l’estrazione, la produzione, l’utilizzare e infine gettare”, che tradotto vuol dire “inquinare”.

economia circolare riusa riduci ricicla

Il passaggio all’economia circolare.

Abbandonare l’economia lineare attuale per passare definitivamente all’economia circolare è una svolta importante sia per il pianeta che per l’intera umanità.

Non tutti si rendono ancora conto del grande aumento della domanda di materie prime che, porta contemporaneamente, ad una scarsità delle risorse, in quanto limitate.

In tutto ciò, fa la sua parte anche la popolazione mondiale che in continua crescita, porta a un aumento della domanda delle risorse finite.

Ecco perché, adottare un approccio diverso all’economia circolare significa rivedere tutte le fasi della produzione e prestare attenzione all’intera filiera coinvolta nel ciclo produttivo.

Grazie all’economia circolare, i consumatori potranno avere prodotti che durino più a lungo, innovativi in grado anche di migliorare la qualità della vita.

Non dimentichiamo infine, l’impatto sul clima. I processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono un grandissimo impatto sull’ambiente, che di conseguenza portano ad un aumento del consumo di energia e di emissioni di anidride carbonica.

Un uso razionale di queste preziosissime materie prime contribuirebbe a far diminuire in maniera consistente le emissioni di Co2.

I principi dell’economia circolare.

Di seguito i 5 principi di base dell’economia circolare:

  1. Eco Progettazione. Durante la progettazione di un prodotto, bisogna pensare sin da subito al suo impiego una volta arrivato a “fine vita”. Ormai vecchio e obsoleto, non deve solo essere considerato e visto come spazzatura, ed è per questo che l’azienda ne deve permettere lo smontaggio e la sua ristrutturazione.
  2. Modularità e versatilità. L’azienda, durante la progettazione di un prodotto, deve dare la priorità alla modularità, alla versatilità e infine all’adattabilità, affinché il suo uso si possa adattare al cambiamento delle condizioni esterne.
  3. Energie rinnovabili. E’ importante affidarsi ad energie prodotte da fonti rinnovabili favorendo il rapido abbandono del modello energetico fondato esclusivamente sulle fonti fossili.
  4. Approccio ecosistemico. Avere attenzione dell’intero sistema, pensando in maniera olistica, considerando sempre le relazioni causa-effetto tra le diverse componenti.
  5. Recupero dei materiali. Importante favorire la sostituzione delle materie prime vergini, con materie prime seconde provenienti da filiere di recupero che ne conservino tutte le qualità.

Vantaggi del passaggio all’economia circolare.

Abbandonare del tutto l’economia lineare attuale per passare in modo definitivo all’economia circolare porterebbe ad avere numerosissimi vantaggi:

  • Diminuzione delle emissioni di gas serra
  • Riduzione della pressione sull’ambiente
  • Maggiori disponibilità di materie prime
  • Aumento competitività
  • Incremento dell’occupazione

Con l’economia circolare, i consumatori potranno avere prodotti non solo più durevoli, ma anche innovativi, in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita.

Riguardo i prodotti più durevoli, il Parlamento Europeo, è impegnato alla lotta contro l’obsolescenza programmata dei prodotti.

L’obsolescenza programmata dei prodotti: cos’è e di cosa si tratta?

L’obsolescenza programmata dei prodotti è quella strategia utilizzata dalle grandi aziende produttrici che programmano ad hoc dei difetti in un dispositivo di loro produzione affinché questo si rompa entro un certo periodo di tempo, dall’inizio del suo utilizzo.

Uno smartphone è progettato per durare uno o al massimo due anni, così anche come per piccoli e grandi elettrodomestici.

I computer portatili hanno invece una durata più lunga e generalmente, vengono sostituiti dopo 3 o 4 anni di attività.

cos'è l'obsolescenza programmata

La sostituzione di un elettrodomestico, porta alla generazione di rifiuti, perché di solito, piuttosto che aggiustare il prodotto, siamo più propensi a gettarlo via e a comprarne subito un altro.

Ed è per questo che il Parlamento Europeo, impegnato in prima linea contro l’obsolescenza programmata chiede alle grandi aziende produttrici:

  • L’inserimento sul mercato di prodotti più resistenti
  • Progettazione e costruzione dei prodotti in modo da poterne facilitare modifiche, aggiornamenti e riparazioni
  • L’utilizzo delle viti al fine di poter riparare un prodotto dopo il guasto, invece di fonderne le parti, per rendere più semplice possibile le riparazioni

Adottando questi accorgimenti, abbandonando una volta per tutte l’obsolescenza programmata, oltre ad avere sul mercato oggetti più resistenti che durano più a lungo, si avrà una grandissima riduzione dei rifiuti.